STORIA
DELLE
REPUBBLICHE ITALIANE
DEI
SECOLI DI MEZZO

DI

J. C. L. SIMONDO SISMONDI

delle Accademie italiana, di Wilna, di Cagliari,
dei Georgofili, di Ginevra ec.

Traduzione dal francese.


TOMO VIII.


ITALIA
1818.

[3]

STORIA

DELLE

REPUBBLICHE ITALIANE


CAPITOLO LVII.

Considerazioni intorno al carattere edalle rivoluzioni del quattordicesimosecolo.

Abbiamo guidati i nostri lettori finoalla fine dei XIV secolo, in quest'importanteperiodo facendoci una costantelegge di tener dietro non solo alle rivoluzionidei diversi popoli dell'Italia, maancora alla generale politica dell'Europa,ed ai rapporti di tutte le nazioni d'oltremonticogl'Italiani. Chiederemo adesso licenzaai lettori, come abbiamo chiesto infine del precedente secolo, di trattenercialquanto con noi per dare un'occhiata allospazio percorso.

Queste considerazioni sui decorsi tempinon ci saranno cagione di perfetta soddisfazione.[4]Grandi imprese si condussero afine in questo secolo da uomini sommiche si presentano sulla scena; grandivirtù, grandi delitti, ed in particolarmodo un grande sviluppamento dell'umanoingegno occuparono alternativamentela nostra attenzione. Per altro unsolo pensiero non si vede riempire edanimare tutti gli spiriti; nè si sente chele rivoluzioni degli stati e le passionidegli uomini tendano verso un solo scopo;ed il secolo per avventura più riccod'Italia in grandi scrittori, in pensatoriprofondi, in uomini d'ogni maniera grandissimi,non ha un determinato carattere.Non è già così che si presentano allanostra memoria gli uomini del secolododicesimo e tredicesimo, con quella loroenergia di libertà, con quell'ardente desideriodi possanza e di gloria. La storiadi tutte le città era in allora quasi lamedesima, la vita d'ogni uomo rassomigliavain allora alla vita del suo concittadino,non per un eguale riposo, maper una attività della stessa natura; tuttitendevano con forza allo stesso scopo,tutti rapidamente avanzavano sulla stessavia, e l'intera nazione aveva un grandecarattere, non già solamente perchè contavamolti egregi uomini, ma perchè[5]ogni uomo, dal più grande fino al piùoscuro, aveva ricevuto dalla natura unadoviziosa eredità.

Nel secolo quattordicesimo gl'individuisi staccano molto più dalla folla, e richiamandosopra di sè l'universale attenzionela signoreggiano colle loro grandiintraprese, col loro ingegno, coi lorodelitti; ma intanto la nazione, cui appartengono,non si vede avanzare di paripasso, e mentre essi risplendono comefuochi erranti e s'aggirano per ogni lato,i varj popoli, cui dovrebbero servire diguida, si smarriscono ne' tortuosi sentieridella politica, s'avanzano e ritrocedono,e mentre alcuni tendono alla libertà, altris'accostano al dispotismo: l'immoralitàe la religione, la superstizione ela filosofia, il coraggio e la pusillanimità,sono dominanti a vicenda, ondegiunti al fine d

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