STORIA
DELLE
REPUBBLICHE ITALIANE
DEI
SECOLI DI MEZZO

DI

J. C. L. SIMONDO SISMONDI

delle Accademie italiana, di Wilna, di Cagliari,
dei Georgofili, di Ginevra ec.

Traduzione dal francese.


TOMO XII.


ITALIA
1819.

[3]

STORIA

DELLE

REPUBBLICHE ITALIANE


CAPITOLO XCI.

Considerazioni intorno al carattere edalle rivoluzioni del 15.º secolo.

Nel corso di questa storia abbiamodi già due volte invitati i nostri leggitoria trattenersi con noi, per dare insiemeuno sguardo allo spazio trascorso. Dopoil 1303 abbiamo procurato di offrir loroun prospetto del tredicesimo secolo, edopo il 1402 quello del quattordicesimo.Prima di ripigliare la nostra narrazione,loro chiederemo d'abbracciare con uncolpo d'occhio il quindicesimo secolo,per formarci un'accurata idea di ciò cheera l'indipendenza italiana, di ciò cheera il contratto sociale in tutta la contrada,nel momento in cui cominciò laterribile lotta che privò l'Italia della suaindipendenza, e tutto sovvertì il suo statosociale.

[4]Se non abbiamo creduto di scegliereil nostro punto di riposo alla precisaepoca della fine del tredicesimo e delquattordicesimo secolo, abbiamo ancoramigliore ragione di dispensarcene, rendendoconto del quindicesimo; imperciocchèpoco prima che terminasse questosecolo, ci si presenta, nel punto cuisiamo arrivati, una di quelle importantiepoche, che dividono la storia in due periodidi carattere assolutamente diverso,che chiudono in certo modo le precedentirivoluzioni, e ne cominciano dinuove, prodotte da altre cause e diretteda altre passioni. Abbiamo fin qui osservatoi tempi che propriamente appartengonoall'età di mezzo; entriamo adessonella rivoluzione che fece succederealla sua antica organizzazione quella deimoderni tempi, che mescolò nazioni finallora separate, dando loro interessi dicui in addietro non avevano pure avutoconoscenza.

Fino alla morte di Lorenzo de' Medici,accaduta nel 1492, colla quale abbiamoposto fine al precedente volume, la nazioneitaliana dava, se non legge, almenoammaestramenti ed esempi a tutte le altre.Ridotta essa sola a civiltà, affastellava ilrimanente de' popoli europei sotto il[5]nome di barbari, e loro incuteva rispetto.Non aveva steso sopra di loro il suo impero,ma non aveva nemmeno subitogiogo straniero. Alcuni esteri sovranieransi per vero dire seduti sul tronodi Napoli, ma dopo essere diventati italiani;alcune armate oltramontane avevanoattraversata l'Italia, ma si eranoprima poste al soldo di qualche sovranodella contrada. Il progetto di soggiogarel'Italia non erasi ancora formato da verunprincipe venuto a portarvi la guerra;giammai i popoli non avevano concepitoil timore di questa servitù, nèavevano potuto sospettarne il pericolo.

Ma nel 1494 tutti i popoli limitrofi,gelosi della prosperità dell'Italia, o avididelle sue spoglie, cominciarono nellostesso tempo l'invasio

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