VOLI DI GUERRA.


Queste impressioni recate dalle alte quote dell'atmosferae dello spirito, io dedico a Nello Cavara, fratello mioventunenne, che a maggiore e perenne altezza giunse,morendo in combattimento sulle Alpi.


OTELLO CAVARA

VOLI DI GUERRA

IMPRESSIONI DI UN GIORNALISTA PILOTA

MILANO
Fratelli Treves, Editori
1918.


PROPRIETÀ LETTERARIA.

I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservatiper tutti i paesi, compresi la Svezia, la Norvegia e l'Olanda.

Milano — Tip. Treves.


[1]

Dal giornalismo all'aviazione.

Anche quando il giornalista vola dasolo, le personalità a bordo del suoapparecchio sono due: il pilota e l'osservatore;l'uno agisce e l'altro nota.Se il fenomeno non gravita sulla portanzadell'apparecchio, raddoppia peròil lavoro del singolare aviatore il quale,oltre provvedere alla manovra, all'orientamento,all'azione bellica, avvertei moti psicologici dai quali sgorga taleoperosità, raccoglie con una preoccupazionedi esattezza impressioni panoramiche,e procura di vivere nella suatotalità missioni anche se estese adaeroplani, navi, truppe. Le abitudini[2]acquisite in numerosi anni di vita giornalistica — immediataricerca nell'attualitàdi cause e studio di effetti — loaccompagnano pure in volo, mentrein terra si esplicano in implacabili intervistech'egli infligge ai più espertiperchè la scienza acquisita in terra loaiuti ad eliminare sorprese in cielo.

Si riesce aviatori, gli eroi per esperimentareprimi le macchine di volo divinatedal loro genio; gli studiosi dimeccanica e di aeronautica per amoredi motori e di apparecchi; gli appassionatidello sport per il gusto di maggioricimenti; i guerrieri per la voluttàdelle battaglie individuali; i giornalistiper conoscere il meglio, il nuovo dellavita e partecipare alla buona guerranostra tra bagliori inauditi di bellezzae costumi superstiti di cavalleria.

Un pubblicista non giunge generalmenteimpreparato al pilotaggio di aeroplani.L'autore di queste note fu,come redattore del Corriere della Sera,in alta montagna a famigliarizzarsi conl'orrore del vuoto, con le vertigini, con[3]le temperature rigide e con l'ostinazionefisica; fu in aerostato a proclamaredalla quota di 4500 metri la decadenzadelle proporzioni geografiche e il miglioramentodell'umanità ridotta a puntini;fu in dirigibile per la gioia di andare,almeno in aria, dove gli pareva;fu in aeroplano a constatare in sè unaembrionale vocazione di pilota perchènegli sbandamenti si spostava con lapersona per ristabilire l'equilibrio, nellespirali storceva persino la bocca infuori per non scivolare in dentro eraccomandava in silenzio, durante i viraggi,«attenti nelle voltate». Con taliprecedenti si può quasi asserire che ilgiornalismo, stazione di transito per lepiù brillanti carriere, lo è pure per l'aviazione.

Esistono varie egregie letterature d'aviazione;tra queste una minima di coloroche volano e una massima di coloroche non volano. Alla prima appartengonofrasi estremamente laconiche:«Nessuna impressione. — Tutto bene.

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