SCRITTI
DI
F.-D. GUERRAZZI.
PENSIERI. — DISCORSI.
ILLUSTRAZIONI.
FIRENZE.
FELICE LE MONNIER.
—
1847.
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..... e non fia che si svegli?
La man le avessi io avvolte entro ai capegli!
Petrarca.
Riposa in pace, o donna di provincie, o alma genitricedi eroi! — Bene sia che la tua mano si riposi lungamente,dacchè per troppo lunghi secoli ella stringesselo scettro dei popoli della terra! — Alla tua Aquila si logoraronole ali nel trasportare la vittoria per tutte levie del firmamento. — Il tuo brando percuotendo e ripercuotendosopra gli elmi dei nemici si è consumato, — consumatoper sempre!
Riposa in pace, o gloriosa! — Tu cadesti, perchèanche le Pleiadi scomparvero dallo emisfero; perchè ungiorno i cieli piangeranno perdute anche le loro sorelledi luce; perchè tutte le cose nostre, hanno mortequaggiù.[2]
Tu però fosti sempre e sarai la figlia primogenitadel pensiero di Dio. — Giove sembrava avesse teco divisolo impero: a lui il governo dei cieli, a te quellodella terra.[3] Nessun popolo mai portò impressa cosìvasta la orma dell'Onnipotente.
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I cieli e Roma narravano la gloria di Dio; la operadelle sue mani annunziavano il Firmamento e il Campidoglio. — L'animadi uno Scipione divisa basterebbeadesso a dieci generazioni di eroi: come Ercole fece allagente dei pigmei con la spoglia del lione, Pompeo avrebbepotuto riporre nel cavo del suo scudo un intero popolodi oggi. Lo sguardo di un Romano e la spada di un Barbarosi strinsero una volta in duello di morte; — il ferrovinto cedeva. — Mario fugò il Cimbro con gli occhi![4]
A rompere le ire del superbo Antioco quali tolsecompagni Popilio nel periglioso viaggio? La bacchettaproconsolare, e il genio di Roma. E il tiranno si trovòpreso dentro il circolo di Popilio, non altramente chelo scorpione cinto da carboni infiammati: — ma il tirannofremeva, e si umiliava, — mentre lo scorpioneavrebbe saputo trafiggersi da forte.
Regi barbari e schiavi ingombravano le aule dei Senatori. — Aguisa del mendico, che importuna il limitaredel dovizioso, i dominatori dei popoli stendevano supplicila mano ai cittadini di Roma limosinando una corona.E il popolo di Roma nei giorni di tripudio gettava acotesti suoi soggetti dominatori di popoli pugni di coronee di popoli, come gittava per vaghezza migliaia diGermani o di Galli alle fiere nei virili suoi giuochi.
Il giorno in cui Giove rende l'uomo schiavo, gli togliemezzo il senno;[5] Roma superò Giove, perchè valse a[161]mutare in eroi anche gli schiavi. Spartaco col ferro dellecatene si compose una spada, e ardì insorgere controRoma, e morire di ferita nel petto. E Spartaco morendolevò gli occhi al cielo