E. SCARFOGLIO

IL LIBRO
DI
DON CHISCIOTTE

1º Migliaio

ROMA
A. SOMMARUGA E C.
Via Umiltà, 79


1885.


PROPRIETÀ LETTERARIA

Tip. della Camera dei Deputati (Stabilimenti del Fibreno)


A LEONE FORTIS

IN ARCADIA DOTTOR VERITÀ

NON GLI POTENDO FARE MAGGIOR DISPETTO

QUESTO LIBRO

DEDICO

DONO

CONSACRO.


[7]

PROLEGOMENI.

[9]

Sarà, giorno più giorno meno, un anno, ioritornai a Roma dalla Calabria, ove avevobevuto del buon vino di Sambiase e scrittoalcuni miei pensieri intorno agli ultimi nefastidella novellistica italiana che a moltissimagente, anche non novelleggiante, erano parsitroppo scismatici. Figuratevi: appena discesodal treno corsi a vedere i miei amici del CapitanFracassa, e con maraviglia grandissimali trovai tutti furibondi contro di me.Celiarono, motteggiarono, mi dettero ridendodell'asino, dell'imbecille; i più benevoli midissero affetto da un qualche subitaneo accessodi pazzia; e non mancò chi, chiamatomi aparte, mi ammonisse fraternamente di guardarmidai sortilegi del mio buono e sperticato[10]amico Angelo Sommaruga, il quale mi dimostrava,dicevano, d'avanti alla baracca bizantinaa caprioleggiare per chiamar gente.

Come io accogliessi quelle celie, quelle canzonaturee quegli ammonimenti de' miei miglioriamici, non occorre dire: risi anch'io,tanto per fare qualcosa; e ritornando a casa lanotte pieno di sonno e di stupore, mi persuasiche in Italia, ora, chi affermi che per scriverequalcosa in lingua italiana sia necessario almenodi sapere la lingua italiana, fa la figura di donQuijote visionario di cavalleria nella Spagna diCarlo V e di Filippo II. E poichè l'età e unnaturale sconcerto dell'organismo mi traggonoai cimenti d'un caballero andante, mi piacquedi fare il don Quijote della novissima letteraturaitaliana, senza lasciarmi dissuadere dalprimo incontro dei molini a vento.

E la seconda avventura non fu meno terribiledella prima, poichè certe mie opinioniereticali intorno al dramma moderno parverocosì goffamente serpentesche al marchese D'Arcaise a tutti gli altri ultimi credenti nellagrandezza del teatro, che invano, per più notticonsecutive, io mi sfiatai a confortare le mieaffermazioni pubbliche di molte dimostrazioniprivate. Ridevano quei maledetti, e mi chiamavanoil Coccapieller della letteratura italiana;e per sino il mio buon amico ArnaldoVassallo, che non ha dubitato di collocare la[11]Mecca in Africa e di annegare l'amico di Eronello stretto di Messina, rinfacciandomi di esserestato bocciato nell'esame di geografia, miammoniva che chi non sa molto sicuramentele divisioni e la nomenclatura del sistema alpinonon può sentenziare di cose drammatiche.Allora io, ritornando ostinatamente su quelmedesimo argomento, pubblicai questo branodi prosa che parve una spavalderia, e non erase non un proponimento:

«La Cronaca Bizantina, tra gli altri titoligrandi all'amore di chi la scrive e alla gratitudineu

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