I TRE
MOSCHETTIERI
DI
Alessandro Dumas
VERSIONE
DI ANGIOLO ORVIETO.
VOL. III.
Napoli,
GIOSUÈ RONDINELLA EDITORE
Strada Trinità Maggiore nº 27
1853
TIPOGRAFIA DI G. PALMA
[5]
Dopo la minestra la serva portò un pollo allessato,magnificenza che fece dilatare le palpebre dei convitatiin modo tale che sembravano avessero a schizzarefuori delle orbite.
— Si vede che amate la vostra famiglia, signora Coquenard,disse il procuratore con un sorriso quasi tragico;ecco, certamente, una galanteria che voi fate avostro cugino.
Il povero pollo era magro, e rivestito con quellegrosse pelli increspate che le ossa non giungono mai atraforare ad onta dei loro sforzi; abbisognava che fossestato cercato lungamente prima di ritrovarlo nel pollaio,ove si era ritirato per morire di vecchiaia.
— Diavolo! pensò Porthos, questa è una cosa moltotrista; io rispetto la vecchiaia, ma ne faccio poco contonell'arrosto e nel lesso.
E guardò in giro per vedere se la sua opinione eradivisa dagli altri; ma, tutto al contrario di lui, egli nonvide che occhi fiammeggianti che divoravano in antecedenzaquesto pollo sublime, oggetto del suo disprezzo.
La signora Coquenard tirò a se il piatto, staccò con[6]maestria le due grandi zampe nere che depose sul piattodi suo marito, staccò il collo colla testa che mise aparte per se stessa, levò un'ala per Porthos, e rimisealla serva l'animale che poco prima aveva portato, chese ne ritornò quasi intatto, e che era scomparso primache il moschettiere avesse avuto il tempo di esaminarele variazioni di rincrescimento disegnatesi sui visidegli scrivani, a seconda dei caratteri e dei temperamentidi coloro che lo provavano.
Dopo il pollo, fece la sua entrata un piatto di fave,piatto enorme, nel quale alcune ossa di montone, chea primo aspetto si sarebbero potuto credere accompagnatedalla loro carne, facevano sembiante di farsi vedere.
Ma gli scrivani non furono ingannati da questa soperchieria,e le fisonomie lugubri divennero visi rassegnati.
La signora Coquenard distribuì questo cibo ai giovani,colla moderazione di una buona economa.
Era venuto il giro dei vini. Il sig. Coquenard versò,da una bottiglia dal collo molto stretto, il terzo di unbicchiere a ciaschedun giovane, ne versò a se stessouna porzione quasi eguale, e la bottiglia passò subitodalla parte di Porthos e della signora Coquenard.
I giovani riempirono d'acqua questo terzo di vino;quindi, quando ebbero bevuta la metà del bicchiere,lo riempivano nuovamente d'acqua, e sempre facevanolo stesso, cosa che li portava, alla fine del pranzo,a bere una bevanda che dal colore del rubino, era passataa quello del topazio bruciato.
Porthos mangiò timidamente la sua ala di pollo. Bevèpure il suo mezzo bicchiere di questo vino molto economico,che riconobbe per vino di Montreuil. Il sig.Coquenard lo guardò inghiottire questo vino puro, esospirò.
— Non mangiate di queste fave, cugino mio Porthos?...