BIBLIOTECA D'AUTORI ITALIANI.
Tomo XIII.
CECCO D'ASCOLI.
RACCONTO STORICO DEL SECOLO XIV
DI
PIETRO FANFANI.
EDIZIONE ACCONSENTITA DALL'AUTORE.
Non cuivis lectori auditorive placebo:
Lector et auditor nec mihi quisque placet.
LEIPZIG:
F. A. BROCKHAUS.
—
1871.
[v]
Il nome di Pietro Fanfani è già tanto noto e veneratonella repubblica delle lettere, che temo quasi di venirtacciato di arroganza intraprendendo a scrivere alcunepoche parole che devono servire in tal qual modo diintroduzione ad un suo libro. Onde scansare questataccia mi sia lecito di recare anzi tutto alcuni cennisulla storia della presente edizione dell'eccellente romanzodel gran filologo italiano.
Verso la metà dell'anno 1870 il Fanfani, cui piaceonorarmi della sua amicizia, mi era cortese di un esemplaredella edizione del suo Cecco d'Ascoli fattanell'anno medesimo a Firenze. Dopo averlo letto eriletto non potei fare a meno di giudicare che questodel Fanfani fosse un romanzo da porsi allato ai pochibuoni della letteratura romanzesca italiana, e da porsiin ischiera coi Promessi Sposi del Manzoni, collaMargherita Pusterla del Cantù, col Niccolò de' Lapidi Massimo d'Azeglio e con altri romanzi di questogenere. Anzi, io non dubitai un momento il Cecco d'Ascoliessere in diversi riguardi assai più bello dei romanzior' ora nominati. Per dirne soltanto una, quellalingua tanto bella, semplice, pura e schietta nella quale[vi]è scritto il Cecco tu la cercheresti invano altrove. Inme si risvegliò adunque il desiderio di veder stampatoil libro in questa nostra Biblioteca d'autori italiani,alla quale esso sarebbe stato di non lieve ornamento.Ne scrissi adunque al Fanfani, il quale con quella suaamabile modestia che è propria soltanto degli uominiveramente grandi mi rispose: «Che quel libro sia ristampatoa Lipsia lo terrei per grande onore; e però le dòcarta bianca rispetto alle condizioni da porsi all'editore;il guadagno è sempre l'ultima cosa ch'io cerco. Facciadunque e disfaccia, certo di piacermi in qualunque modo.»I patti furono stipolati senza veruna difficoltà, e stipolatiche furono il Fanfani mi scriveva di nuovo: «Avreicaro che la edizione la curasse Lei; e che mi proponessequelle altre correzioni che le paressero bisognare,facendo poi sull'opera tutte le annotazioni, discorsiecc. che crederà meglio.» Quantunque occupato assaidi altri miei lavori letterarii accettai nondimeno prontamentela proposta di curare la stampa, lieto di potercosì in certo modo mostrare la mia gratitudine versol'egregio autore. Correzioni da proporre io poi nonne aveva, neppur trovai che ci fosse uopo di annotazionio discorsi. Ben si avrebbe potuto fare un discorsostorico e critico sopra l'infelice Cecco d'Ascoli,l'eroe principale del romanzo; senonchè l'autore stessonel suo libro ne dice assai per i lettori dello stesso,e i dotti non andranno a cercare ammaestramenticritici o scientifici in un libro che vuol essere ed èpopolare. Soltanto mi parve, che alcuni fra i lettoridel libro che n