Il Romanzo della Guerra


ALFREDO PANZINI


Il Romanzo
della Guerra

nell'anno 1914

MILANO
STUDIO EDITORIALE LOMBARDO
MCMXIV


GIUSTIFICAZIONE DELLA TIRATURA

PROPRIETÀ LETTERARIA

Ditta L. Bordandini — Arti Grafiche di Forlì


[3]

AL SIGNOR LETTORE,

Questo libro contiene e rivive la passione, giorno pergiorno, di questo tragico tempo, tragico anche per chiè vissuto lontano dai luoghi dell'azione.

Agli amici sigg. Facchi e Puccini, editori, piacquedi stampare subito queste pagine le quali, per la piùparte, furono scritte senza intenzione di stampa.

Se questo libro di passione contiene qualche parolaun po' eccessiva — non di odio; ce n'è anche troppodell'odio! — la colpa è un po' della parola, amantetimida e ardente della verità, ed anche un po' dei signoriEditori, i quali non mi concessero tempo di ritoccaretroppo. Ma, proprio, nessuna cattiva intenzione!


[5]

Fu il 30 giugno, giorno degli esami al Politecnico:uno studente trentino giunse in ritardo. Aveva quasile lagrime agli occhi per la commozione. La sera precedente — mipare — era scoppiata la notizia dellatragedia di Seraievo: l'arciduca Francesco Ferdinandoda Este, l'erede al trono d'Austria, era stato assassinato.

— Giustiziato!

— Come crede lei, mio caro giovine, risposi. — Possoconvenire con lei che la violenza rimane unadelle cose più positive del mondo: ma i suoi frutti nonmi piacciono.

— La storia del mondo procede per atti di violenza!

— Lo so; ed appunto per questo non è un'allegrastoria. E quella povera arciduchessa?

[6]

— Una reazionaria fanatica, peggio di suo marito.

— E quei poveri figliuoli, innocenti, che non vedrannopiù i loro genitori?

— Questioni di dettaglio di cui non si può tenerconto.

* * *

Stetti un po' in silenzio. Eravamo appoggiati aldavanzale della grande finestra: il mattino estivo traevadalla folta verzura dei giardini pubblici una puritàgrandiosa e solenne. I giardini erano pieni di bimbiin festa. I figli dei due assassinati forse in quell'oragiocavano, inconsci, nel parco del loro castello.

* * *

— Be' — dissi infine —, vada per la sua gioia! Ungran nemico — nemico aperto, conviene dirlo — d'Italiaè scomparso; ma lei che cosa spera che vengafuori da tutta questa faccenda?

— Una guerra immensa...

— Eh?

— Per forza! L'Austria-Ungheria, con gli Slaviche, ora, le scappano da tutte le parti, è messa inuna condizione disperata. Cercherà di venirne fuoricon una guerra....

— Vada, vada — esclamai, — scelga un posto e facciaun poco di compito. — E non volli sentire altro. — Assolutamentenon voglio sentire altro!

[7]

Una guerra? La guerra? Un'immensa guerra? Masi potevano dire più bestialità in poche parole? E daun giovane che fa studi positivi!

Mi ricordo che proprio lì, al Politecnico, uno deipiù autorevoli professori — oggi deputato — mi dicevaun giorno: «Ma sa lei che bisogna essere ben letterati,ben poeti, per credere alla possibilità di una guerraeuropea? La rete degli interessi è

...

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