C. CANTÙ
STORIA DEGLI ITALIANITOMO VI.


STORIA
DEGLI ITALIANI

PER

CESARE CANTÙ

EDIZIONE POPOLARE
RIVEDUTA DALL'AUTORE E PORTATA FINO AGLI ULTIMI EVENTI

TOMO VI.

TORINO
UNIONE TIPOGRAFICO-EDITRICE
1875

[1]

LIBRO OTTAVO

CAPITOLO LXXXI.Origine dei Comuni.

Un pregiudizio attaccatoci da moderni scrittori confondeil Comune colla repubblica, la libertà civile collalibertà politica; onde, al nominare l’istituzione deiComuni, immaginiamo una di quelle formidabili sollevazionidel dolore irritato, ove le plebi insorgesserocontro i governanti, risolute di partecipare ai dirittipolitici di questi.

Nulla di ciò. Erano i deboli, che aspiravano ai dirittidell’umanità, a scuotersi di dosso il giogo feudaledivenuto intollerabile, staccarsi dalla gleba, tornareliberi della persona, degli averi, della volontà, unendosicoi signori sotto una comune giustizia. In Italia questefranchigie crebbero fino a costituire gloriose repubbliche;in Francia, al contrario, diedero fondamentoall’autorità monarchica; in Inghilterra i Comuni si congiunserocoi baroni onde fare a quella contrappeso;insomma possono associarsi con qual sia forma digoverno, essendo il Comune un’estensione della famiglia,anzichè uno sminuzzamento del principato.

L’origine de’ Comuni è uno dei punti che più venneroesaminati e controversi, dopochè le molte carte trattein luce, e l’esame de’ varj elementi della vita socialemostrarono l’importanza di quella oscura transizionedal vecchio mondo al moderno, donde cominciò il[2]medio ceto, o, come dicono, il terzo stato, che insostanza è il popolo d’oggi. Gli scrittori municipalitroppo poco s’avvidero dell’interesse che ispirerebbeai loro racconti il tratteggiare la vita interna e il particolareincremento degli uomini e della società comunale:sicchè noi non abbiamo, ch’io sappia, la compiutastoria d’alcun Comune. Il Sismondi saltò di netto laquistione, che pur era capitalissima in una storia dellerepubbliche. Il Muratori adunò preziosi documenti, manon ne dedusse un concetto generale e coerente, purin massima allineandosi co’ suoi contemporanei nelcredere che i Comuni nostri fossero una continuazionedegli antichi. Ciò fu sostenuto incidentemente da moltie con erudizione dal Savigny e dal Pagnoncelli; il qualeavrebbe avanzato assai questo tema se avesse megliodistinti i tempi. Altri sentirono col Raynouard, chein Francia, e principalmente nella parte meridionale,vedea le antiche municipalità sopravivere al naufragiobarbarico, e al lentare dell’oppressione rigalleggiareper formare il Comune[1]. S’egli in ciò (come in quellasua lingua romanza, alla quale pur aderirono spensieratamentealtri Italiani) abbia recato un’erudizione dibuona lega, se con rettissima coscienza sostenuto unparadosso, non è qui luogo a discuterlo: basti che inquistioni sì delicate bisogna stare guardinghi di nonattribuire un senso generale a ciò ch’è particolare, nèapplicare ad una nazione quel che in un’altra si avveri.

V’inciamparono in senso opposto i Tedeschi, sostenendoi Comuni nostri figliati dalla s

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