ROMANZO SOCIALE
DI
VITTORIO BERSEZIO
PARTE SECONDA
PROPRIETÀ LETTERARIA
TORINO,
PRESSO GIUS. FAVALE E COMP., EDITORI
1867.
[3]
I Ricchi.
Ad un lembo estremo della città, verso il fiume,delle cui acque si serviva per forza motrice, siedevala fiorente officina di lavori di ferro dei signoriGiacomo Benda e comp.
Verso la strada, fiancheggiata dai viali di olmiche cingevano da ogni parte Torino, sorgeva la casain cui abitavano la famiglia del principale ed alcunidei primi capi-officina, de' quali due erano a parte,secondo una certa misura, nei guadagni dell'impresa.
Attraversato un cortile, nel cui mezzo eravi unostrato di erba ed alcuni alberi che nella bella stagionerallegravan la vista col verde delle loro fronde,trovavasi il vasto, oblungo, affumicato casamento incui erano le varie officine che tutto il giorno mandavanoper gli alti camini il denso fumo del cokee per le numerose e larghe finestrone l'incessanterumore del lavoro.
Alla destra di questo cortile stavano le rimesseampie e ben costrutte, dove, insieme con i diversicarri necessari allo stabilimento pel trasporto dellemerci, eranvi pure una modesta ma comoda carrozzaper la famiglia, un elegante tilbury, che ilricco industriale aveva regalato al suo figliuolo avvocato,unico di maschi, ed una tromba idraulica,opportuna cautela pei casi d'incendio.
Di faccia si trovavano le scuderie, nelle quali,oltre i cavalli forti e robusti da attaccarsi ai carridi trasporto, facevano bella mostra di sè colle lorofine e svelte forme alcuni cavalli di prezzo cheservivano al giovane avvocato da sella e pel tilbury.
Per ora non esamineremo la officina. Mentre noici intromettiamo in questi locali sono presto le quattromattutine di una fredda notte d'inverno, in cuilenta ed abbondante fiocca sopra Torino la neve. Ilcasamento dei laboratorii dorme, per dir così, inuna compiuta oscurità sotto la guardia di due mastiniche, abbaiando ad ogni menomo rumore, giranoper la neve, la quale copre il selciato del cortile.Avremo forse occasione di entrare colà dentrodi poi per andarvi ad assistere ad alcune delle scenedel nostro racconto.
Anche la casa di abitazione della famiglia Bendaè avvolta nell'oscurità, eccetto che due fiochi raggidi luce filtrano da due finestre, trammezzo alle imposterabbattute. Una di queste finestre è al pianterreno presso al portone, ed è quella della stanzadel portinaio; l'altra è al piano superiore verso l'angolodella casa, a destra di chi vi accede.
Un giovane di belle forme avviluppato in un pastranoimpellicciato viene pel viale verso la casa dicui ho detto. La sua andatura dinota in lui un forteturbamento morale. Ora cammina a passi speditissimi,come uomo cui preme giungere dov'è diretto;ora invece il suo piede si rallenta come di chi sireca in alcun luogo di troppo mala voglia; ed ora[4]si arresta del tutto tenendo le scarpine lucide daballo, di cui è calzato, nella fredda umidità dellaneve senza punto badarci. Tronche parole ed esclamazionigli escono tratto tratto dalle labbra frementi,a dinotare come una qualche soverchia passione glioccupi l'animo; e gesti violenti, quasi di minaccia,accompagnano le sue voci interrotte.
A seconda che eg