CARLO A. GONIN
L'ANATRA
Allevamento per la produzione della carne
CATANIA
FRANCESCO BATTIATO — EDITORE
1921
PROPRIETÀ LETTERARIA
Off. Tipogr. del Giornale degli Allevatori — Catania
[1]
Un sagace avicultore italiano scriveva recentementeche se l'allevamento razionale dei polli puòdare in Italia guadagni elevatissimi, quello dei palmipedie delle anatre specialmente produrrebbe degliutili anche superiori; e facendo la supposizioneche tre milioni di contadini tenessero quattro femminedi buona razza con un maschio, ognuno di loroavrebbe dai 150 ai 200 anatrotti all'anno, macellabilia due mesi o due e mezzo d'età. Risultato: 450 a600 milioni di capi che a 2 chilogr. ciascuno costituirebbero900 milioni ad un miliardo e più di chilogrammidi carne, ed ossa, ben inteso; ora, questi,convertiti in moneta corrente, se non sonante, darebberola bellezza di 3600 a 4800 milioni di lire italiane.
Non trovo esagerazione in questi calcoli, anzi intaluni si rimane perfino un po' al disotto della realtà,poichè una femmina di buona razza non darà maimeno di 60 uova, quindi per quattro femmine 240uova, ed anche deducendo le perdite possibili nello[2]allevamento si avrebbero sempre più della cifra suindicatadi anatrotti; il guaio si è, a mio avviso, chei tre milioni di contadini italiani decisi a mettersisulla buona strada non si rinverrebbero facilmente,e ritengo che lo stesso autore dell'articolo non si faràtroppe illusioni in proposito. Quanti ve ne sono comequello che al buon Pascal, uscì fuori a dire che lesue anatre mangiavano più del majale, quindi davala preferenza a quest'ultimo! ce lo racconta lui, ilgrande scrittore allevatore nel suo «Anatre ed ocheda prodotto».
Ed è questa erronea convinzione tenacemente conficcatanella materia cerebrale dei nostri buoni villici,nella gran maggioranza almeno, che li rendeapatici se non ostili; essi tengono assai più volentierii polli, le oche, i tacchini che si procurano da sestessi se non tutto, quasi tutto il nutrimento, mentrealle anatre bisogna provvederlo nella massima parte.Ma non calcolano, che un anatrotto di buona razzain poche settimane, se ben nutrito è vendibile, percui in confronto ai polli, grazie al suo rapido sviluppo,viene a consumare assai meno. Egli questecose le ignora ed in fin dei conti non è tanto da biasimarese nessuno gli insegna come dovrebbe fareper guadagnare con la pollicoltura; dove sono gl'istitutigovernativi dove si formino degli allievi capacidi diffondere le buono pratiche fra le popolazioniagricole?
Eppure governanti ed economisti ci rintronanogli orecchi col solito ritornello dell'immenso bisognodi lavorare d'intensificare la produzione; ma mentrevi sono numerose scuole ed istituti per certe industrie[3]e qualcosa si è fatta anche per quella chiavedi volta della nostra produzione che è l'agricolturaper l'allevamento degli animali da cortile che condottocon sistemi meno empirici darebbe dei risultatisorprendenti, è una miseria, una ridicolezza quanto loStato ha fatto fin'ora in materia d'insegnamento pratico.
Un'altra questione che rattiene molti dal dedicarsiall'allevamento dell'anatra è