Favole per i Re d'oggi.


ERCOLE LUIGI MORSELLI

Favole per i Re d'oggi

IIª EDIZIONE ARRICCHITA DI NUOVE FAVOLE
E RIVEDUTA DALL'AUTORE

VALLECCHI EDITORE — FIRENZE


PROPRIETÀ RISERVATA

Firenze 1919 — Stabil. Tip. A. Vallecchi, Via Ricasoli, 8


[5]

«Un giorno la Verità, nuda così, com'è solita andarepe' 'l mondo, si presentò al trono di un re. Appenasi seppe chi era e quel che voleva dire, subitole piovvero addosso mille villanie, e il re, più inviperitodi tutti, ordinò alle guardie che cacciassero incontanentequella spudorata dal suo palazzo.

«Allora la Verità andò in cerca della Fantasia.

«Come l'ebbe trovata, da lei si fece prestare una bellaveste tessuta d'oro e stellata di gemme: e così vestitaritornò alla Corte di quel re, e mescolando sorrisi aparole, disse quello che voleva dire, e il re l'ascoltò,questa volta, serenamente. Anzi in poco tempo sgombròla Corte d'una buona quantità di scrocconi e vollecercar da sè le piaghe del suo regno, e fu benedettodal popolo e il nome suo andò glorioso per la Terra».

Così il favolista russo Ismailow, in una graziosafavoletta, spiega l'origine e le ragioni della Favola.Nè meglio si potrebbe.

Ma tu credi che questo possa ancora essere ilcompito della Favola?! — griderà spalancando gliocchi inorriditi chi mi legge. — E con questa fede haiscritto le tue favole?!... Tu pensi che i re de' nostri[6]giorni, quei pochi re che ci restano, siano ancora i red'Egitto o i tiranni di Grecia o gli imperatori romani?!...Ma oggi i re non leggono più le favole se voglion saperela Verità! Hanno rotto la ferrea cerchia dei cortigianiche li divideva dal loro popolo e si vantano di pensarliberamente e d'essere in tutto uguali a noi!!...»

— Sentite: anch'io m'ero accorto che dai tempi diRamsete erano passati dei secoli, e che da allora a oggile cose erano un pochino cambiate; ma, nella miaenorme ignoranza della filosofia della storia, osservandoattentamente i miei simili e i re, ero venuto nellastrana convinzione che la moderna eguaglianza nascessenon dall'essere i re (come voi pensate) discesi finoa noi; bensì dall'essere noi saliti (per così dire) finoai re: dall'esser cioè divenuti noi tanti piccoli re, stracarichidi boria e d'ogni altro regale peccato; perpetuamenteillusi di nostra potenza, così nelle battaglie dell'animacome in quelle della vita; preoccupati sempredi ciò che muta, più che dell'eterno immutabile; serratinella ferrea cerchia dei nostri pregiudizi, che sono inostri fedeli cortigiani, e ciascuno ha la sua gran parolae la sua infallibile sentenza da sussurrarci misteriosamenteall'orecchio o da declamarci pomposamente davantinell'ora del dubbio. Ora, seguendo appunto questamia fantasticheria da profano, pensai che, cresciuto insì straordinaria guisa il numero dei re e delle corti,ci fosse più bisogno di favole, al mondo, oggi, che nonai tempi di Esopo.

E così, come a Dio piacque, mi misi a scriverne qualcuna:poi altre, poi altre ancora.

E ora che; bene o male, le ho scritte, vorreste forseche le buttassi via?

[7]

I.PER IL LETTORE MALEVOLO

Essen

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