BRUNO SPERANI
NELLA NEBBIA
MILANO
Stabilimento G. Civelli
1889.
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10 Febbraio 1880.
Sono partiti, ed io...Oh! io finalmente ho un'ora di pace dopo ilcontinuo da fare di questi giorni. Nell'abbracciarmi miofiglio mi ha detto: E tu mamma, riposati che ne hai bisogno!...
Raggiante era, lui! Ho dovuto ritornare con la memoriaai tempi della sua fanciullezza, allorchè lo portavo con mein vacanza, per trovare un riscontro alla gioia che gl'illuminavail volto questa mattina. E ancora, nel confronto, lagioia del fanciullo non mi pareva che una pallida immaginedella suprema felicità dell'uomo.
Povere madri! Quando noi diamo tutto, che poca cosariceviamo in ricambio!
Egli l'adora la sua Sofia. E tutto quello che io ho fattoper allontanarlo da lei, non ha servito che a renderglielapiù cara.
E lei... quella bionda ardente, quella creatura dagliistinti così diversi dai nostri, dimenticherà essa che io hovoluto rapirle la sua felicità?... Avrà la forza di vincere[6]il suo rancore di donna amante, come io ho vinto le mieripugnanze?... Sia pure che l'abbia: il solo ricordo dellemie ostilità metterà per tutta la vita un senso di freddo neirapporti di mio figlio con me. Ci sarà sempre come un intoppodove una volta era la perfetta omogeneità. E quantopiù lo vedrò felice tanto più mi sentirò umiliata davanti alui per avergli contrastata e ritardata questa felicità.
Il destino è inesorabile. Pazienza. Purchè egli sia veramentefelice. Il mio più grande desiderio fu sempre di sacrificarmia lui, di dare la mia vita per il bene suo. Manon la vita egli mi domanda: non la vita! Sarebbe troppopoco! Egli mi chiede il sacrificio del mio amore esclusivo,di quel culto appassionato onde l'ho circondato fin dall'infanzia:il sacrificio della nostra santa intimità.
Un'altra ha preso il mio posto ed io sono messa daparte. È orribile.
Eppure, in certi momenti — quando ragiono — io stessacondanno questo mio dolore, e mi sembra di essere una vecchiapazza, una vecchia egoista.
Quello che mi succede è nell'ordine delle cose: è giustoed io dovevo prevederlo da molti anni.
Coraggio! Devo vergognarmi della mia debolezza... poichèè veramente una debolezza. Devo dominarmi.
Andrò fuori; farò una vita più mossa: cercherò distrazione.Forse non è che affare di nervi, come dice il dottore.
Andrò al collegio a trovare Giannina che mi chiamerànonna... Oh! se fosse veramente mia nipote!... Se potessieducarla, io, a modo mio!...
Sì, tutto è nell'ordine e quello che mi succede è giusto. Manon era bisogno che mio figlio sposasse appunto una vedova![7]Con tante belle fanciulle che ci sono — e nessunal'avrebbe rifiutato, poichè il mio Ernesto è tale uomo cheogni fanciulla sarebbe stata orgogliosa di sposarlo — contante fanciulle, la Giulia Indelli per esempio, la Maria Trabantiche ho veduto nascere... doveva essere una vedovaa portarmelo via!.. Una vedova con una figliuola...
Una bella figliuola, bisogna dire la verità, un amore dibimba... Ma sempre figliuola di un altro!... e già dotatadi un caratterino deciso, che sarà utile a lei nella vita, nonnego, ma che la r