Il Cavaliere dello Spirito Santo


GUIDO DA VERONA

Il Cavaliere
dello Spirito Santo

STORIA D'UNA GIORNATA

MILANO
Casa Editrice BALDINI & CASTOLDI
Galleria Vittorio Emanuele, 17 e 80


1915


PROPRIETÀ LETTERARIA


[7]

Entra il Prologo.

Una dolce sera mediterranea cadeva su la focensecapitale dei Massalioti, or divenuta Marsigliadi Notre-Dame-de-la-Garde, sotto lo scettro imperatoriodi Raimondo I. La città incurvata sulduplice suo porto, come sul gemino seno la madreche allatta il suo pargolo, riboccava per le babelichestrade, per le piazze alessandrine di tutte leciurme, di tutte le pestilenze, di tutte le prostituzionidel mare di levante.

Era in un mese d'estate, verso quell'ora che lestelle irrompono come sprazzi di fuochi artificialitra le nuvole d'un cielo ancor rosso di tramonto.Grandi mantelli d'azzurrità quasi buia s'avvolgevanointorno ai dirupi medievali dell'isola diChâteau-d'If; l'antico forte St-Jean dei Cavalieridi Malta, con i suoi terribili occhi semispenti, ancorfrugava per l'ombre del mar latino in cerca digalere barbaresche. Un odore drogato e contagiosodi cuoio, di spezie, d'olii, di cereali e di bestiamevampava dagli stracarichi magazzini de la Joliettefra i profumi della sera d'estate.

Non più ricordo con esattezza quale fosse iltitolo della «revue d'été» che si rappresentavaal Variétés-Casino; so che lo sfarzo dei lampioni[8]quasi violetti e gli occhi neri d'una marsigliesegiovine, così forte m'attrassero che dietro i suoipassi v'entrai. Aveva la pelle morbida come unguanto di antilope bianca, la sua capigliatura foscaluccicava come argento brunito. Ma era in compagniad'un vecchio avvenente, le stava presso ungiovincello scrupoloso: per me non v'era postoe me ne racconsolai.

Come si chiamava, diamine! quella rivista d'estate?Forse: — «Tout nu... mam'zelle?» — «SoyonsCannebière!...» — «C'est ça qu'estchic!» — «Je m'en f... du progrès, zut!...»

Mi pare che il titolo fosse quest'ultimo, o qualcosadi molto rassomigliante; in ogni modo ilCompare, tipo alla Mayol, minacciava di pinguedine;la Comare, ossigenata e custodita in unbusto che pareva scenderle sino ai ginocchi, avevauno sguardo fortemente lesbico; ma c'era una indiavolatae struggente ballerinetta, che faceva la«Gibson girl» con un piedino da stare in tasca,la quale mi piaceva più che tutta Marsiglia; e sidicevano cose un po' forti, un po' estive, un po'sudate, cose piene di Montmartre marsigliese.

Nella poltrona presso la mia v'era un uomo dimezza età, personaggio che m'incuriosiva quantomai con il suo tipo d'inglese coloniale o di pastoreanglicano dalla faccia d'esteta: un Lord Byronda strapazzo che si vesta in sartorie d'abiti fatti efrequenti la ellenica scuola di danza del fratellod'Isadora Duncan. Quella familiarità che dal risopresto nasce fra nomadi, quando come animedannate si va in cerca di svago per le notturne[9]città forestiere, fece sì che in poco avessimo legatodiscorso. Durante l'intermezzo gli diedi ilmio biglietto da visita, ch'egli lesse con attenzione,poi mi presentò il suo che recava questa dicitura:

 le chevalier Aristophane

auteur de revues classiques

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