Il Lampionaio

Cummins

Il Lampionaio

Firenze
Adriano Salani, Editore
Viale dei Mille.


PROPRIETÀ LETTERARIA. **
RISERVATI TUTTI I DIRITTI

Tip. Adriano Salani, 1920.


[5]

IL LAMPIONAIO

I.

Oh pensare ad un povero

Bimbo che giorni infantili non ha,

Che non ruzza e folleggia allegro, indomito,

Che Dio pregare e lodare non sa!

Landon.

In città era già quasi buio. Fuori, nell'aperta campagna,la luce doveva indugiare forse un'altra mezz'ora;ma nelle strette vie dove mi conduce la miastoria, l'ombra s'addensava.

Davanti all'uscio d'una casa bassa, nerastra, dall'ariamalsana, una ragazzetta sedeva sullo scalinodi legno della soglia, guardando lontano nella strada,con occhi intenti. L'uscio s'apriva accosto almarciapiede e la soglia era poco elevata, sicchè isuoi piedini scalzi posavano sul gelido ammattonato.In quella fredda sera di novembre, una lieve nevicatache faceva tutte candide, tutte nitide le piazzeampie ed allegre, circondate da case signorili,rendeva ancor più triste e più lurido l'aspetto dellestradette anguste, dei vicoli tetri, dove la bella neve,mescolandosi alla mota e alle immondizie sempreabbondanti nei luoghi in cui vive agglomerata lapovera gente, aveva presto perduto la sua purezza.

Non uno fra i numerosi passanti diretti alle variemète dei loro affari o dei loro piaceri, notava laragazzetta lì seduta, perchè non c'era anima al mondoche si curasse di lei. Ell'era scarsamente vestita,e di cenci dei più miseri. Aveva i capelli lunghi edassai folti, ma così scarmigliati che non le donavanopunto. Invero pareva che nulla potesse donarea quel visetto di bimba esile e malaticcia, i cui lineamenti,affilato com'era, e d'un colorito scialbo,[6]non offrivano la minima attrattiva a chi per casol'osservasse.

Belli erano certo i suoi occhioni neri; ma a contrastocon una faccia tanto minuta e sparuta sembravanosmisuratamente grandi, e ne facevano risaltarela singolarità senza conferirle bellezza. Sequalcuno le avesse voluto bene (non gliene volevanessuno), se avesse avuto la mamma (ahimè, nonl'aveva), un'affettuosa parzialità avrebbe forse trovatoin lei qualche cosa da lodare. Così invece lapovera piccina si sentiva ripetere dieci volte il giornoch'ella era la più brutta creatura dell'universo; e,purtroppo, era la più maltrattata. Nessuno l'amavaed ella non amava nessuno, nessuno le diceva maiuna buona parola, nessuno si dava pensiero di farlacontenta e nemmeno di sapere se non fosse infelice.Toccava appena gli otto anni ed era sola sulla terra.

Non aveva che un divertimento, uno unico: lepiaceva spiare l'arrivo del vecchio che accendeva illampione davanti alla casa, veder la fiaccola lucenteapparire in fondo alla strada, oscillando al vento,e poi l'uomo salire di corsa su per la sua scala portatilee con gesto rapido e sicuro far sgorgare dall'oscuritàla vivida fiamma che diffondeva tutt'intornola gaiezza del suo chiarore. Un barlume digioia scendeva allora nel piccolo cuore desolato che

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