LUIGI CAPUANA
STUDII
SULLA
LETTERATURA CONTEMPORANEA
SECONDA SERIE
CATANIA
NICCOLÒ GIANNOTTA, LIBRAJO-EDITORE
Via Lincoln, N. 255-257.
1882
PROPRIETÀ LETTERARIA
Catania — Tip. di L. Rizzo, Piazza Spirito Santo.
[v]
Gli scritti raccolti in questo volume venneropubblicati, meno uno o due, in un giornale politico.
Se si riflette che nei giornali politici la criticaletteraria sia soltanto tollerata e che debbapagare questo beneficio coll’ingegnarsi di riuscirequanto più possa leggiera, s’avrà la ragionedei molti difetti di essi e, forse, di qualchelor pregio.
Il timore d’esser noiosa farà presto sbandirela critica letteraria anche dai pochi fogliquotidiani che si son permessi finora questaspecie di lusso intellettuale. La critica diventa[vi]di giorno in giorno più strettamente scientifica,e i lettori dei giornali, da che si stuzzica intutti i modi la loro malsana curiosità, sembranon sappiano gustar altro che le notiziette imbanditecalde calde dalla sollecitudine dei cronisti.Fra intendimenti e gusti così opposti nonv’è conciliazione possibile; e sarà assurdo sperareche, per amore della letteratura, s’abbia atentare un piccolo sforzo contro le inclinazionidel pubblico.
Quando il divorzio tra il giornale politico ela critica letteraria sarà completo, gli scrittidel presente volume acquisteranno, se non mi illudo,il valore — non grande — di segni del tempo.
È il pretesto che me li fa raccogliere; e vorrebb’essereancora la mia scusa.
Luigi Capuana.
[1]
Chi dimorò in Firenze negli annidella capitale provvisoria incontròspesso per le vie un vecchio diregolare statura, dai capelli bianchi,dalla barba anche bianca che gli contornavala faccia, con un occhiale bleua quattro lenti da cui veniva malamentenascosta la sua cecità, con abiti decentima infilzati alla meglio e scarpe grossolane[2]che stonavano un poco coll’aspetto dignitosoe coll’aria signorile di tutta la persona.Appoggiato al braccio d’un servitoremeno vecchio di lui, andava con passo alquantoaffrettato, la testa alta, le labbra unpo’ affondate dentro la bocca priva di denti.Era un personaggio che faceva impressionee destava curiosità; si capiva facilmente comenon fosse un uomo volgare. Infatti era il marcheseGino Capponi.
Per un giovane che usciva caldo caldo dallalettura del Foscolo, del Leopardi, del Giusti,del Guerrazzi la prima vista del Capponi avevaqualcosa dell’apparizione. Io ricordo che,tutte le volte per caso lo incontrassi, portavoinvolontariamente la mano al cappello, quantunquesapessi che lui non potesse accorgersidi quel mio segno di rispetto. La sua figurami ridestava ta