CRONICA
DI
MATTEO
VILLANI
A MIGLIOR LEZIONE RIDOTTA
coll’aiuto
DE’ TESTI A PENNA
TOMO IV.
FIRENZE
PER IL MAGHERI
1825
[5]
Avvegnachè antica questione sia stata tra’ savi,nondimeno la mente nostra s’è affaticata in ricercaregli esempi degli autori d’ogni tempo peravere più chiarezza, quale sia al mondo di maggioreoperazione, o la potenza dell’armi nelle manide’ potentissimi duchi e signori senza la virtùdell’eloquenza, o la nobile eloquenza diffusaper la bocca de’ principi con assai minore potenza;e parne trovare, avvegnachè il mio sia lieve enon fermo giudicio, che l’eloquenza abbi soperchiatala potenza, e fatte al mondo maggiori cose;e l’eloquenza di Nembrot, ammaestrato da Gionitonsuo maestro, raunò d’oriente tutta la generazioneumana in un campo a edificare la torre di Babel;la confusione della lingua mise la loro forza e laloro opera in distruzione. Serse volendo occuparela Grecia coprì il mare di navi, e il piano e le montagned’innumerabili popoli; la leggiere forzadi Leonida, con cinquecento compagni inanimatidall’ammaestramento dell’eloquenza di quello[6]uomo, fece sì incredibile resistenza a quello sformatoesercito, che a’ Greci diede speranza di vincerlo,e al re volontà con pochi de’ suoi di ritornareindietro. Alessandro di Macedonia conpiccolo numero di cavalieri infiammati dall’informazionedella compiacevole lingua di colui,vinse le infinite forze di Dario e’ suoi tesori. Inobili principi romani più per savio ammaestramentodella disciplina militare, che per arme oper forza di loro cavalieri domarono l’universo.E cominciando a Tullio Ostilio re de’ Romani,condotto in campo per combattere co’ Toscani,vedendosi in su gli estremi abbandonato e traditoda’ compagni, e preda de’ nemici, tanta virtùebbe la sua provveduta ed efficace eloquenzanel confortare i suoi con fitte suasioni, ch’e’ lifece vincitori. E che fece il nobile Scipione affricano?Non rimoss’egli con la virtù della sua linguail malvagio consiglio de’ senatori, che perpaura voleano ardere e abbandonare la città diRoma, e per questo vinse e soggiogò Affrica alromano imperio? Il magnifico Cesare con pocacompagnia, a rispetto della moltitudine de’ suoinemici, potendosi arbitrare in Francia, in Borgogna,in Sassonia e in Inghilterra molte voltepreda de’ suoi avversari, per l’ammaestramentoe conforto della sua voce tante volte vinse i nemiciforti e potenti, che li ridusse sotto la sua liberasignoria. Che si può dire di questo, quandocon un pugno di piccolo fiotto di cavalieri, perlo suo conforto domò e sottomise tutte le nazionidel mondo in un campo a Tessaglia? Ma tornandoalle minori cose, Zenone filosofo vecchio,[7]posto in croce miserabilmente a gran tormento,usando la forza della sua magnifica eloquenza, feceabbattere la sfrenata e gran potenza del tirannosiracusano. Dunque chi commuove i popolichi apparecchia le grandi schiere, se non la eloquenzarisonante negli orecchi degli uditori? Eperò senza comparazione pare, che l’eloquenzaordinata al bene più giovi che l’armi, e indotta