Le Novelle della Pescara.


Gabriele d'Annunzio

Le Novelledella Pescara

LA VERGINE ORSOLA. — LA VERGINE ANNA.
GLI IDOLATRI. — L'EROE. — LA VEGLIA FUNEBRE.
LA CONTESSA D'AMALFI. — LA MORTE DEL DUCA D'OFENA.
IL TRAGHETTATORE. — L'AGONIA. — LA FINE DI CANDIA. — LA FATTURA.
I MARENGHI. — LA MADIA. — MUNGIÀ. — LA GUERRA DEL PONTE.
TURLENDANA RITORNA. — TURLENDANA EBRO.
IL CERUSICO DI MARE.

MILANO
FRATELLI TREVES, EDITORI.
1904


Settimo migliaio.


PROPRIETÀ LETTERARIA

I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservatiper tutti i paesi, compreso il Regno di Svezia e di Norvegia

Tip. Fratelli Treves.


[1]

LA VERGINE ORSOLA.

I.

Il viatico uscì dalla porta della chiesa a mezzogiorno.Su tutte le strade era la primizia dellaneve, su tutte le case la neve. Ma in alto grandiisole azzurre apparivano tra le nuvole nevose,si dilatavano sul palazzo di Brina lentamente,s'illuminavano verso la Bandiera. E nell'ariabianca, sul paese bianco appariva ora subitamenteil miracolo del sole.

Il viatico s'incamminava alla casa di Orsoladell'Arca. La gente si fermava a veder passareil prete incedente a capo nudo, con la stola violacea,sotto l'ampio ombrello scarlatto, tra lelanterne portate dai clerici accese. La campanellasquillava limpidamente accompagnando isalmi susurrati dal prete. I cani vagabondi siscansavano nei vicoli al passaggio. Mazzanti[2]cessò di ammucchiare la neve all'angolo dellapiazza e si scoprì la zucca inchinandosi. Si spandevain quel punto dal forno di Flaiano nell'arial'odore caldo e sano del pane recente.

Nella casa dell'inferma gli astanti udirono glisquilli, e udirono su per le scale il salire deivegnenti. La vergine Orsola era sul letto, supina,tenuta dallo stupore della febbre, da unasonnolenza inerte, con la respirazione frequenterotta da i rantoli. Posava sul guanciale la testaquasi nuda di capelli, la faccia d'un colore quasiceruleo ove le palpebre erano semichiuse sopragli occhi vischiosi e le narici parevano anneritedal fumo. Ella faceva con le mani scarne piccoligesti incerti, vaghi conati di prendere qualchecosa nel vuoto, strani segni improvvisi chedavano quasi un senso di terrore a chi stava dapresso; e nelle braccia pallide le passavano lecontrazioni dei fasci muscolari, i sussulti dei tendini;e a volte un balbettamento inintelligibilele usciva dalle labbra, come se le parole le siimpigliassero nella fuliggine della lingua, nelmuco tenace delle gengive.

Nella stanza si faceva quel silenzio tragico chesuole precedere gli avvenimenti supremi, un silenziodove il respiro dell'inferma e i gesticolamenti[3]incerti e le irruzioni rauche della tosseaggravavano l'attesa della morte. Dalle finestreaperte entrava l'aria pura ed uscivano le esalazionidella malattia. Un vivo baglior bianco sirifrangeva dalla neve coprente i cornicioni e icapitelli corintii dell'arco di Portanova: il fiorecristallino dei ghiaccioli scintillava d'iridi all'altezzadella stanza. Nell'interno, su le pareti, pendevanograndi medaglie sacre d'ottone, imaginidi santi. Sotto un vetro una Madonna di Loretotutta nera il volto il seno le braccia, come u

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