LETTURE
SOPRA LA MITOLOGIA VEDICA.


LETTURE
SOPRA LA
MITOLOGIA VEDICA

FATTE

DAL PROF. ANGELO DE GUBERNATIS

ALL'ISTITUTO DI STUDII SUPERIORI DI FIRENZE.

FIRENZE.
SUCCESSORI LE MONNIER.

1874.


Proprietà letteraria.


AD ERNESTO RENAN.

Mio illustre e caro Signore,

Io non avrei bisogno di spiegare i motivi, peri quali desidero inscritto al nome di Ernesto Renanquesto mio modesto volume, quando la gloria diun tal nome è tanta, che ogni studioso potrebbestimarsi lieto di raccoglierne un raggio sopra di sè,col porre sotto il patrocinio ideale di tanto ingegnoil frutto qualsiasi de' suoi poveri studii. Ma, in verità,io debbo confessare come non vi sarebbe altezza,alla quale, non saprei dire se per modestia o perorgoglio, oserei rivolgermi, ove, con un sentimentodi riverenza profonda, non fosse pure penetrato nell'animomio un sentimento più intimo, più vivo,più personale, che mi obbliga a Voi di simpatia insiemee di gratitudine; e da più lungo tempo che Voinon possiate credere, mio illustre Signore. Chè, s'iodebbo al vantaggio d'avervi conosciuto di persona,presso il nostro venerato ed amatissimo MicheleAmari, il vivo piacere, che mi dura e che mi augurodurevole, di trovarmi in più stretta corrispondenzaideale con Voi, m'eravate entrato nell'animo[iv]e nella mente molti anni innanzi di quel giornopropizio della mia vita, in cui ebbi la lieta venturad'incontrarvi. Concedetemi qui pertanto di rischiararealquanto questo ricordo personale.

Io debbo, non senza un po' di vergogna, confessare,come, quando uscii dottore in lettere dall'Universitàdi Torino, mi restava ancora un'ideaassai confusa della filologia comparata. Il Vallauri,co' suoi fiumi sonanti di latina eloquenza, avea fattodi me un sufficiente cultore delle latine eleganze;ma, in quanto a filologia comparata, se essa nonera più un'incognita per me, mi rimaneva tuttora,pur troppo, una gran nebulosa. I nomi di Bopp, diPott, di Grimm, di Kuhn, di Schleicher, di Curtius,di Max Müller, di Weber, di Steinthal e d'altriinsigni Alemanni mi sonavano bensì negli orecchi,ma erano pur sempre suoni vani, de' quali ionon misuravo sicuramente il valore. Con questa mediocrepreparazione linguistica io fui lanciato ventennead insegnar rettorica a Chieri. Chieri è unagraziosa città industriale del Piemonte, a sei migliada Torino; l'aria vi è eccellente; operosa, allegra,vivace la popolazione; ma, tra le città di provincia,Chieri era, in quegli anni, non solo delle più incolte,ma delle più aliene dagli studii; non istituti scientificio letterarii, non convegni geniali, non librerie;nessuna via di comunicarsi in ispirito, ove la curamateriale urge ed invade tutta la vita. In me frattanto[v]un bisogno prepotente di nuovi e più larghi orizzonti,e l'impazienza di gettarmi con impeto giovanilenella vita. Ma, come vivere? Un giovine, costrettoventenne ad insegnare greco e latino, non ne ha iltempo ed il modo; non ne ha quasi il diritto. Alloraun'altra impazienza mi prese; poichè non potevopiù muovermi con la persona, desiderai di viaggiarelontano in ispirito; fondai da Chieri un giornale,un'Italia let

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